Atrahasis

Da Ufopedia.

Tavoletta cuneiforme con il poema Atra-Hasis nel British Museum

L'Atrahasîs (atra-hasîs, "il sommamente saggio") è un poema epico in lingua accadica della prima metà del II millennio a. C. (da alcuni datato al XVIII secolo a.C.) di circa 1250 versi, che contiene, con alcuni elementi di novità, una serie di miti tradizionali mesopotamici, quali ad esempio quelli della Creazione e del Diluvio riferiti da precedenti poemi sumerici come Enki e Ninmah e la Genesi di Eridu. Il testo originale è stato rinvenuto nella Biblioteca di Assurbanipal (668-627 a.C.) a Babilonia. Composto nel periodo 1646-1626 a.C.- durante il regno di Ammisaduqa, quarto successore di Hammurabi - sulla base di antichi testi e tradizioni sumeriche e accadiche.

Il mito del Diluvio sarà ripreso nel XII secolo a.C. dall'Epopea di Gilgamesh, rappresentata dal poema babilonese Enuma Elish ("Quando in alto"), e dalla Bibbia e dal Corano.

Atrahasis è l'equivalente accadico del biblico Noè, del sumerico Ziusudra ed è il re della città-stato sumera di Shuruppak.

Indice

Sinossi

La prima parte del poema racconta che in origine gli dei erano divisi in due classi: le divinità della classe inferiore degli Igigi lavoravano per la classe più elevata degli Annunaki che vivevano tranquillamente nell'agiatezza. In seguito a una rivolta degli Igigi che, guidati dal dio Wê-ilu, si rifiutarono di continuare a lavorare, gli Annunaki si riunirono per cercare una soluzione, il loro re Enlil minacciando di uccidere gli Igigi. Suo fratello Ea (nome accadico per il sumerico En.ki), avendo capito che questo non avrebbe risolto il problema, propose di creare l'Uomo. L'Uomo sarebbe stato in tutto simile agli dei, all'infuori del dono dell'immortalità, e avrebbe lavorato per nutrire gli dei mediante i sacrifici. La proposta fu accettata all'unanimità. L'uomo sarebbe stato modellato nell'argilla con l'aggiunta del sangue del dio che si era ribellato, Wê-ilu, immolato per la circostanza. La dea madre Ninmah donò quindi la vita all'essere così creato sputando dentro la mistura. L'uomo da allora in poi sarebbe stato l'ordinatore dell'universo.

Nella seconda parte si narra che gli uomini vivevano nella prosperità, ma il dio supremo Enlil era infastidito da tanta floridezza ed era preoccupato dal loro moltiplicarsi. Per risolvere questo nuovo problema, Enlil inviò in principio delle terribili epidemie e poi delle carestie per cercare di decimare i suoi servitori. Ma Ea, dio delle acque dolci e protettore degli uomini, si oppose ai suoi piani tramite Atrahasîs, un uomo molto saggio che preveniva i suoi simili al sopraggiungere di ogni pericolo. Di più in più esasperato, Enlil decise allora di finirla una volta per tutte con gli uomini inviando un Diluvio universale e vietando a Ea di comunicare con chiunque di loro. Ma Ea si rivolse ad Atrahasîs in sogno e gli consigliò di costruire un'Arca resa impermeabile con del bitume, e di imbarcare con lui una coppia di tutti gli esseri viventi.

Il diluvio si scatenò per 7 giorni e 7 notti. Il settimo giorno la pioggia cessò e l'Arca s'incagliò sul monte Nishir. Dieci giorni più tardi Atrahasîs liberò una colomba, che ritornò. Lo stesso accadde con una rondine. Infine liberò un corvo che avendo trovato il ritiro delle acque non ritornò. Allora Atrahasîs disperse ai quattro venti tutti gli altri animali e fece un sacrificio che fu apprezzato dagli dei. Enlil, avendo constatato che il suo piano era ancora una volta fallito, ma avendo realizzato che la scomparsa degli uomini avrebbe riportato la situazione allo stato precedente la loro creazione, si calmò e lasciò che gli uomini continuassero a esistere, ma pretese da Ea che la vita degli uomini non terminasse naturalmente, come era avvenuto fino ad allora, ma potesse avvenire anche mediante una morte violenta, o accidentale, o per malattia, in modo che gli uomini diminuissero di numero. Atrahasîs invece per ricompensa ricevette l'immortalità e andò a stabilirsi presso lo sbocco dei Grandi Fiumi, nel giardino di Dilmun dove dimora Ea, e, secondo la leggenda mesopotamica, vi vivrebbe ancora.

Riassunto

Dei che lavorano e dei che dirigono i lavori

Prima della creazione dell'uomo gli dei lavoravano. Gli dei erani divisi in due gruppi gli Anunnaku, gli dei più importanti che sovrintendevano ai lavori, e gli Igigu, che effettuavano i lavori.

Spartizione del dominio dell'universo

C'era un re degli dei, Anu, che veniva assistito nel governo da un gruppo di potenti: Enlil, Enki, Ninurta, ecc. Il re e i potenti si erano spartiti a sorte il dominio dell'universo: Anu il cielo, Enlil la terra, Enki il mare.

Scavo e manutenzione dei canali

Gli dei lavoratori scavavano i corsi d'acqua e i canali per l'irrigazione della terra. (La Mesopotamia era praticamente priva di piogge e l'unico modo di far crescere la vegetazione era portare l'acqua del Tigri e dell'Eufrate mediante i canali nei campi da coltivare.)

Inizia la rivolta degli dei lavoratori

Dopo alcuni millenni di lavoro continuo gli dei lavoratori cominciarono a lamentarsi, poi bruciarono i loro utensili, le zappe e le ceste per il trasporto della terra. Si radunarono e decisero di recarsi da Enlil, il loro capo, per chiedere di essere esentati dal lavoro.

Attacco al palazzo di Enlil

Di notte, all'improvviso, gli dei lavoratori circondarono il palazzo di Enlil. Il guardiano del palazzo riuscì a chiudere in tempo le porte. Enlil si armò e diede ordine a tutti i suoi collaboratori di fare lo stesso. Enlil, che era divenuto verde in viso dalla paura, mandò a chiedere aiuto ad Anu e ad Enki.

La trattativa

Gli dei padroni si radunarono in consiglio. Enlil, indignato per l'oltraggio fatto alla sua persona, era propenso ad impegnare immediatamente il combattimento. Anu, invece, propose di iniziare delle trattative. Un messaggero fu inviato a parlare alla folla per capire i motivi della rivolta. Il portavoce dei lavoratori fece presente il duro lavoro a cui erano stati sottoposti da Enlil.

La soluzione: creare l'umanità

Enlil, ancor più indignato, propose di mettere a morte il portavoce dei lavoratori per stroncare la rivolta. Anu si oppose affermando che la situazione di disagio dei lavoratori era a loro nota da tempo e che doveva essere trovata una soluzione. Anu chiamò la dea Belet-ili e le ordinò di fabbricare un prototipo di uomo. L'uomo avrebbe assunto su di sè la fatica e il duro lavoro degli Igigu.

Carne e sangue divini mescolati con argilla

La dea disse che da sola non era in grado di fare il prototipo di uomo, ma che con l'aiuto di Enki ci sarebbe riuscita. Enki allora decise che un dio sarebbe stato immolato e che la sua carne e il suo sangue sarebbero stati mescolati dalla dea con l'argilla. In tal modo il dio e l'uomo sarebbero stati legati, nell'uomo sarebbe penetrato uno "spirito" che lo avrebbe mantenuto vivo anche dopo la morte.

Sette maschi e sette femmine

Il dio We fu immolato. Belet-ili mescolò la sua carne e il suo sangue con l'argilla. Gli dei Anunnaki e gli dei Igigu, divenuti anch'essi grandi dei, sputarono sull'argilla. Vennero fatti quattordici pani di argilla. Sette pani produssero maschi e gli altri sette femmine. Poi maschi e femmine si accoppiarono due a due.

Gli uomini al lavoro

Vennero costruiti nuovi picconi e nuove zappe. Gli uomini iniziarono la loro attività edificando grandi dighe di irrigazione per provvedere cibo per gli uomini e per gli dei, per continuare la grande opera degli dei Igigu.

Sovrappopolazione: inizia l'epidemia

La popolazione si moltiplicò. Il territorio abitato venne ampliato, ma si verificò lo stesso un eccesso di popolazione. Allora Enlil chiamò gli altri dei e disse che veniva disturbato nel sonno dal frastuono degli uomini: erano troppi. Gli dei decisero di inviare una epidemia tra gli uomini.

Fine dell'epidemia

Un uomo, chiamato Grande Saggio, su suggerimento di Enki, organizzò le contromisure. Non bisognava portare più offerte nei templi. Bisognava onorare solo il dio Namtar, il portatore dell'epidemia, che soddisfatto avrebbe sospeso la sua azione malefica. E così avvenne. Gli uomini prosperarono di nuovo.

Arriva la siccità

La popolazione crebbe ed Enlil nuovamente si lamentò con gli altri dei: il frastuono degli uomini non lo faceva dormire. Gli dei convennero di inviare la siccità. Niente pioggia, niente piena dei fiumi, vento caldo, cielo oscuro. Gli uomini ricorrono allo stratagemma di prima e Adad, dio della pioggia, al mattino fece piovigginare di nascosto e la notte condensò la rugiada.

Carestia

L'umanità riprese a svilupparsi e a moltiplicarsi. Enlil, sempre insonne, decise di ricorrere di nuovo al flagello della Siccità/Carestia, ma questa volta pone un severo controllo sulla situazione: Anu e Adad faranno da guardiani del cielo e lui stesso controllerà la terra. I prati seccarono, la pianura si ricoprì di salnitro, finirono le scorte, si svuotarono i granai.

Enki non sopporta la situazione e interviene per risollevare le condizioni dell'umanità, violando l'accordo degli dei Annunaku.

Assemblea degli dei: viene deciso il diluvio

Enlil convoca allora una nuova assemblea per risolvere una volta per tutte la controversia e inizia il suo intervento ricordando come i suoi ordini sono stati scherniti da Adad e da Enki. Enki scoppia a ridere. Enlil, sempre insonne, riprende per l'ennesima volta le sue accuse verso Enki e l'umanità. Poi annuncia il diluvio universale per sterminare tutta la popolazione.

Enki si oppone al diluvio: perchè mai devono essere sterminati gli uomini, creati per sollevare gli dei dalle loro fatiche, e fatti con la carne e il sangue di un dio immolato?

Ma il parere di Enlil prevale. L'assemblea decide il diluvio, che sarà eseguito dallo stesso Enlil, dio del cielo. Gli altri dei vengono impegnati da un giuramento a non intervenire a favore degli uomini.

Viene costruita una grande barca

Il Grande Saggio, devoto di Enki, ha un sogno durante il quale riceve da Enki l'ordine di costruire una grande barca molto resistente e di abbandonare la sua casa e i suo beni allo scopo di salvare la sua vita.

Il Grande Saggio inventa una scusa per giustificare il suo strano comportamento con i maggiorenti della città dove abita. Annuncia di voler abbandonare la città per abbandonare il territorio di Enlil, ostile ad Enki, a cui è devoto.

Il Diluvio

Sulla barca vennero caricati: oro, argento, animali di ogni tipo, i famigliari del Grande Saggio. Poi il tempo cambiò, allora il Grande Saggio chiuse il boccaporto con bitume, si levò un vento impetuoso e vennero rotti gli ormeggi. Il Diluvio aveva avuto inizio.

Il sole scomparve, il vento ululava, la tempesta colpiva la terra, le genti morivano. Il fragore atterriva anche gli dei.

Enki era stravolto nel vedere i suo figli travolti. Belet-ili era in singhiozzi, gemeva e piangeva. E con lei piangevano gli altri dei, le labbra secche per l'angoscia.

La barca si arena

Il diluvio continuò per sette giorni. Poi ebbe termine. La barca si arenò sulla cima di un monte. Il Grande Saggio liberò degli uccelli per vedere se poteva sbarcare, poi scese a terra e fece un pasto per gli dei, che sentito il buon odore si radunarono intorno al banchetto come mosche.

Immortalità per il Grande Saggio

Quando Enlil vide la barca si arrabbiò moltissimo e accusò gli altri dei di aver tradito il giuramento. Enki venne immediatamente sospettato. Confessò e si assunse ogni responsabilità. Spiegò i motivi del suo comportamento e covinse gli altri dei che decisero anche di concedere l'immortalità al Grande Saggio, sopravvissuto al diluvio.

Provvedimenti per evitare la sovrappopolazione

Enki per evitare la sovrappopolazione prese i seguenti provvedimenti: non tutte le donne sarebbero state feconde, i bambini sarebbero stati sottoposti ad una alta mortalità, le donne consacrate non avrebbero potuto avere figli.

Testo del poema

Prima tavoletta

«Non erano ancora trascorsi milleduecento anni ma la terra era cresciuta enormemente: gli uomini erano diventati numerosi. Mugghiava la terra come un toro! Dallo strepito (degli uomini) era tormentato il dio. Enlil udiva il loro vociare. Si rivolse ai grandi dèi: “Il vociare dell’umanità è diventato per me insopportabile: a causa del loro strepito non riesco più a dormire! Fate che il morbo dei brividi dilaghi!” …Vi era (in quel tempo) Atra-Hasis: Enki, il suo dio, lo teneva al corrente: Lui poteva parlare con il suo dio e il suo dio poteva parlare con lui. Atra-hasis fece udire la sua voce e si rivolse al suo dio: “Quanto tempo (gli dei faranno soffrire?) Faranno in modo che dovremmo patire mali per sempre?” Enki aprì la bocca e si rivolse al suo fedele: “Convoca gli anziani! Chiama per una riunione nel tuo palazzo e fa che gli araldi proclamino e creino grande fermento nel paese: Non più rendete onore ai vostri dei! Non più pregate le vostre dee! Ma bussate alla porta di Nam-tar portando pani cotti e metteteglieli davanti. Possano le offerte di farina essere di tuo gradimento così che allettato dalle offerte allontani la sua mano,” Atra- hasia seguì l’ordine e convocò gli anziani nel suo palazzo. Parlò Atra-hasis rivolgendosi agli anziani: “Vi ho convocato, anziani! Chiamate per un summit nelle vostre case e fate che gli araldi proclamino e creino grande fermento nel paese. Non più rendete onore ai vostri dei! Non più pregate le vostre dee! Ma bussate alla porta di Nam-tar Portando pani cotti e metteteglieli davanti, possono le offerte di farina essere di suo gradimento così che allettato dalle offerte allontani la sua mano” Gli anziani ascoltarono il suo discorso: un tempio costruirono per Nam-tar nella città. Ordinarono che gli araldi proclamassero e creassero grande fermento nel paese. Non più resero onore ai loro dei! Non più pregarono le loro dee! Bussarono alla porta di Nam-tar: un pane cotto gli misero davanti. Allettato dalle offerte allontanò la sua mano. Il morbo dei brividi li abbandonò ed essi tornarono (alla loro vita)

Seconda tavoletta

«Non erano ancora trascorsi milleduecento anni ma la terra era cresciuta enormemente: gli uomini erano diventati numerosi. Mugghiava la terra come un toro! Dallo strepito (degli uomini) era tormentato il dio. Enlil udiva il loro vociare. Si rivolse ai grandi dei: “Il vociare dell’umanità è diventato per me insopportabile: a causa del loro strepitio non riesco più a dormire! Che si taglino i viveri alle genti, che vi sia scarsezza di piante nutritive: Che Adad allontani la sua pioggia, che le acque non sgorghino dalle sorgenti. Che i venti soffiano e inaridiscano il suolo, che le nubi si ammassino senza far piovere una goccia. Che i terreni dimezzino i loro raccolti, che la dea del grano renda sterile il suo seno. Che non abbiano alcuna gioia Che…sia soppressa”. …”Convoca gli anziani! Chiama per un summit nel tuo palazzo e fa che gli araldi proclamino e creino grande fermento nel paese: Non più rendete onore ai vostri dei! Non più pregate le vostre dee! Ma bussate alla porta di Adad portando pani cotti e metteteglieli davanti. Possono le offerte di farina essere di suo gradimento così che allettato dalle offerte allontani la sua mano: al mattino darà la rugiada, nella notte di nascosto farà scendere la bruma; di nascosto,i campi produrranno nove volte.” Un tempio costruirono per Adad nella città. Ordinarono che gli araldi proclamassero e creassero grande fermento nel paese. Non più resero onore ai loro dei! Non più pregarono le loro dee! Bussarono alla porta di Adad: un pane cotto gli misero davanti. Allettato dalle offerte allontanò la sua mano. Al mattino gli diede la rugiada, nella notte, di nascosto, fece scendere la bruma; di nascosto, i campi produssero nove volte. La carestia li abbandonò ed essi tornarono alla loro (vita). …In alto,(la pioggia non aveva riempito i canali); in basso, le acque non salivano dall’Abisso: il grembo della terra non produceva, le piante non germogliavano. Gente non se ne vedeva più, i terreni erbosi divennero brulli, le ampie pianure si incrostavano di sali. Il primo anno si mangiò grano stantio, il secondo anno si svuotarono i magazzini. Quando giunse il terso anno, il loro aspetto era cambiato per via delle privazioni, i loro volti erano del colore del malto. Erano vivi ma sull’orlo della morte: con i volti terrei, curvi percorrevano le vie; le larghe spalle erano rimpicciolite, la loro statura era rincalcata. Ogni giorno Atra-hasis pianse facendo al mattino fumigazioni rituali. “Il mio dio mi(parlerebbe),ma ha giurato; mi terrà al corrente con i sogni. Enki mi (parlerebbe),ma ha giurato; mi terrà al corrente con i sogni”

Terza tavoletta

«Atra-hasis aprì la bocca e disse al suo signore: “Mostrami il significato dei sogni, che io lo conosca e possa valutarne le conseguenze.” Enki aprì la bocca e disse al suo fedele: “Presta attenzione al messaggio che ti dirò! Muro, ascoltami! Canniccio, custodisci le mie parole! Demolisci la casa e costruisci un’arca. Rinuncia alle ricchezze e cerca la Vita! L’arca che costruisci ponile un tetto come (ha) l’Abisso, così che il sole non possa entrarvi. Dotala di ponti superiori e ponti inferiori. Che sia robusta la sua struttura; che il bitume sia forte da conferire forza. In un secondo tempo farò piovere su di te uccelli a profusione e caterve di pesci”. L’arrivo del diluvio dopo sette notti predisse a lui. Ricevette Atra-Hasis il messaggio; gli anziani radunò nel suo palazzo. Aprì la bocca Atra-hasis e parlò agli anziani: “Il mio dio non va d’accordo con il vostro dio: Enki e Enlil cozzano tra loro. Sono costretto ad andarmene dal paese. Poiché per sempre sarò fedele a Enki. Questo egli mi ha detto: non starò più a lungo nella vostra città. Non porrò più i miei piedi sulla terra di Enlil: (starò) col mio dio” …Il mangiatore mangiò, il bevitore bevve ma egli (Atra-hasis) andava e veniva: non poteva stare seduto, non riusciva a piegarsi perché il suo cuore era spezzato, vomitava bile. …Il giorno cambiò il suo aspetto. Adad tuonò tra le nuvole. Come (Atra-hasis) udì la sua voce, bitume fu portato e sigillò l’entrata. Dopo che ebbe sigillato la porta, Adad tuonò tra le nuvole, venti impetuosi si alzarono ed egli ruppe gli ormeggi e liberò l’arca. ..la tempesta …furono soggiogati. Anzu con i suoi artigli strappò i cieli, egli…la terra come un coccio il suo clamore frantumò. …uscì il Diluvio. Come una mazza da guerra si abbattè sulle genti: nessuno potè più vedere l’altro, non riuscirono più a vedersi nella catastrofe. Il Diluvio mugghiava come un toro, come un onagro urlava il vento. L’oscurità divenne densa, il sole scomparve. …Nintu, la grande dea, l’orrore le piagava le labbra. Gli Alunna, i grandi dei, giacevano prostrati dalla fame e dalla sete. Vide la dea e pianse. …Nell’assemblea degli dei, come ho potuto insieme a loro decretare al distruzione? E’ stato Enlil a impartire questo malvagio ordine! …Ho udito le loro grida levate a me, contro di me, contro la mia persona. …Dov’è andato Anu, il responsabile della decisione, i cui figli, gli dei, hanno accondisceso al suo ordine? Lui che sconsideratamente ha determinato il Diluvio e ammucchiato la gente per il massacro? …Ho visto e ho pianto su di loro: potrò mai cessare di piangere per loro? Pianse dando sfogo al suo dolore; si lamentò Nintu e rinfocolò il suo tormento, piansero con lei gli dei per il paese. …Sette giorni e sette notti il nubifragio, la tempesta, il Diluvio durò. …Egli (Atra-hasis) pose… preparò l’offerta… Gli dei sentirono il profumo: come mosche si ammassarono sull’offerta. …L’arca vide l’eroe Enlil e si riempì d’ira contro gli Igigi: “Noi, gli dei, i grandi Alunna avevamo stipulato tutti insieme un patto! Da dove spunta questa vita? Come ha potuto un uomo sfuggire alla catastrofe?” Anu aprì la bocca e disse all’eroe Enlil: “Chi se non Enki avrebbe potuto fare ciò? … ha rivelato il piano!” Enki prese la parola e disse ai grandi dei: “Io, certo, l’ ho fatto e al vostro cospetto! Io, certo, ho fatto in modo che la vita venisse preservata!” …”Così noi inviammo il Diluvio, ma un uomo sopravvisse alla catastrofe.” …Possano (gli dei) ascoltare questo canto così da poterli lodare; possano gli Igigi ascoltarlo così da celebrare la tua grandezza

Bibliografia

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